La Crimea verso
la Grande Madre Russia
di Leonardo Agate
La
Crisi in Crimea, che sta entrando nella Federazione Russa, ha denotato una
grande dose di politica reale di
Vladimir Putin e una corrispondente
debolezza del pensiero americano ed europeo.
Innanzi tutto le sanzioni decise dal gruppo Usa
- UE non sono in grado di intimorire
il nuovo Zar. L'import - export Russia - Europa é tutto ancorato al gas che la Russia offre. L'economia di alcuni Stati
europei dipende in buona misura dall'utilizzazione
di quel gas. L'Italia, per quel che più direttamente
ci riguarda, utilizza quel gas per sopperire a un quarto del suo bisogno. E' vero pure che ci sono
ingenti capitali europei che in Russia o in Paesi delle Federazione
Russa hanno permesso il sorgere
di fabbriche. Le sanzioni occidentali potrebbero mettere a rischio la fornitura di gas e quelle attività. Ci sono
Stati che riguardo alla Russia hanno meno remore
nel chiedere la mano forte. Ma questi Stati . Francia, Inghilterra, Polonia - ci aiuteranno se dovessimo avere bisogno della loro
collaborazione per spese di valore ingente?
Per noi italiani é importante che le contro - sanzioni russe non ci mettano
in ginocchio, in modo da dover chiedere
il sostegno dei Paesi confratelli.
Ciò avrebbe un altro risvolto negativo. Se adesso non possiamo superare certi parametri di spesa imposti
dall'Unione, con il nostro consenso, figuriamoci come sarà più dura la Germania quando dovrà sostenerci
per una nuova avversità.
La
politica adottata dall'Occidente riguardo alla crisi crimeana
denota un asservimento alle intenzioni di Washinton. Gli
americani sono meno idonei di
noi a capire la situazione europea. L'Europa finge di non riconoscerlo e si fa trascinare.
Ad eccezione della
Germania, dove Angela Merkel é stata la meno dura verso Putin e ha tentato possibili mediazioni, rendendosi conto che la guerra
fredda non porta da nessuna parte. A dire il vero Matteo
Renzi é stato tiepido riguardo alle politica contro
Putin. Ma troppo tiepido.
Era l'occasione di far sentire la sua voce per una soluzione meno
rischiosa. Non basta essere autorevoli nell'UE nel chiedere
più accomodanti limiti finanziari dell'Italia. Era l'occasione buona per dire la nostra sui conflitti
internazionali che, come oggi, intervengono di tanto in tanto
tra Paesi che rientrano nel
blocco ideale di spartizione delle aree di
influenza.
Il
plebiscito crimeano in favore dell'annessione alla Grande Madre di Mosca non é il risultato di manipolazioni
poliziesche filo russe per decidere l'esito della votazione.
Il 60% della popolazione della penisola é di origine russa
e parla come prima lingua il
russo. La Crimea é russa fina da quando
lo Zar Alessandro II vi é arrivato
con le sue truppe. Quando Crusciov , nel 1954, in vena di rinnovamento e aiutato da qualche
bicchierino di vodka, l'ha trasformata in unico Stato nell'Ucraina,
non é cambiato il tessuto umano di
milioni di abitanti. Era costituito da milioni di
russi trasferiti di forza al lavoro
e ai posti di comando in quella
lontana, ma strategica sede della flotta
russa, con accesso al Mediterraneo. In quella penisola i moscoviti
andavano a fare le vacanze rilassanti. Il nostro Togliatti
vi andò a morire, e vi scrisse il suo
testamento spirituale.
Il
colpo di stato che ha deposto
il filo sovietico,
ladrone a affamatore del popolo, Victor Yaunovich, sostituendolo con il nuovo traballante Alecsander Turchinov, non ha apportato alcun beneficio alla popolazione russofona. Se con il vecchio dittatorello
si perdeva il potere d'acquisto
dei lavoratori, almeno non si mettevano
in discussione i loro sentimenti russofili. Con il nuovo presidente la situazione economico - sociale non é cambiata, ma é stata messa in discussione la loro identità. La lingua ucraina avrebbe dovuto sostituire il vecchio
idioma russo. La popolazione di origine russa della
Crimea spera, con l'annessione
a Mosca, di migliorare le proprie condizioni e di essere maggiormente considerata.
Obama,
che ha trascinato i paesi europei,
qualcuno suo malgrado e con danno, soffre la lontananza dalla realtà europea
e scotta l'ostacolo che gli viene
dalla scarsa esperienza storica. Presidente del più potente Stato del pianeta, pensa di poter condizionare
lo sviluppo delle crisi internazionali applicando un criterio troppo recente per essere realmente operativo. La nuova frontiera dell'attivismo americano in politica internazionale, dalla seconda guerra mondiale in poi, soffre di una carenza
di fondo. Le manca la contezza più larga che
si dovrebbe avere nei riguardi
delle situazioni che derivano da
fatti risalenti a secoli addietro. E' troppo giovane, la democrazia americana, per capirlo. E il presidente
americano, le cui origini americane sono più recenti dei
pionieri della Mayflower sbarcati nel Settecento
sulle coste del Nuovo Continente, capisce ancora di meno di
quanto avrebbe potuto capire un presidente di più
antico lignaggio.
Le
sanzioni adottate da S.U e UE
sono state definite da
Putin "ridicole". Realmente
lo sono se si pensa ai risultati
che potranno avere.