Dall’Islam al Web, le 48
ore di Trump contro tutti
L’outsider repubblicano: Internet incita l’estremismo, va
chiuso. Ma dietro le gaffe c’è una strategia
Gianni
Riotta
Donald Trump vuol
sbattere fuori dagli Stati Uniti
i musulmani, anche se cittadini americani. Donald Trump vuol chiudere Internet e convoca Bill Gates. Il sindaco di St Petersburg,
Florida, Kriseman mette al bando dalla sua
città Trump e la Rowling, autrice
di Harry Potter twitta che neppure Voldemort,
il cattivo spirito della sua
saga, è crudele come Trump. Poco
importa che discriminare le religioni è proibito dal I emendamento alla Costituzione, che Bill Gates ai tempi di Microsoft detestasse il Web, che il sindaco
Kriseman non può impedire a nessuno di traversare la città se non arreca pericolo pubblico e che il tweet della
Rowling porterà nuovi titoli: per ora la campagna 2016 per la Casa Bianca, per i
media, è «The Donald contro tutti».
Per
capire una rivoluzione, e la corsa di Trump, vinca o non vinca, è una rivoluzione,
serve però abbandonare i vecchi metodi
di osservazione. Un sondaggio pre caucuses (assemblee elettive) in Iowa del
primo febbraio, dell’università
Monmouth, dà il conservatore Ted Cruz avanti a
Trump, 24% a 19, con l’appoggio dei
cristiani evangelici. La Cnn ha numeri diversi,
Trump vola al 33% Cruz fermo
a 20. La differenza è chiarita
dal guru dei Big Data, Nate
Silver, Cruz è avanti tra
chi certamente andrà a votare, Trump tra chi forse va
forse no http://goo.gl/p3ehsu. Sembrano
cattive notizie per il palazzinaro
di New York, Silver assegna
alla sua chance di essere eletto
«più di 0 ma molto meno di 20» perché
ha dalla sua solo l’8% dell’elettorato reale «quanti credono lo sbarco sulla Luna sia un falso». Le parole contano quanto i numeri in politica
però e Trump domina la
conversazione politica Usa, sposta l’asse del partito repubblicano in direzione populista, rende accettabili battutacce su donne, minoranze,
fedi religiose fin qui impossibili.
L’USO DEI NUOVI MEDIA
Trump
espone con violenza l’usura dei vecchi
media, giornali, tv, talk show davanti alla nuova realtà.
Gli rinfacciano gaffes o bugie, dimentichi che solo un elettore
su cinque presta ascolto al dibattito, mentre gli altri cercano
via Google conforto alle proprie opinioni e a tanti di loro
Trump piace. La destra del vecchio, rispettabile,
Grand Old Party repubblicano soffre
nel vederlo flirtare con «Real Donald». Max Boot, falco
ai tempi di Bush figlio, definisce Trump «fascista», Bill Kristol, altro intellettuale della destra colta,
lo considera «antiamericano».
Boot lavora al Council on Foreign Relations, fucina dell’establishment ed è laureato
a Yale. Kristol è figlio di due scrittori famosi, ha studiato ad Harvard
prima di andare alla Casa Bianca con Bush padre. Ai comizi
di Trump si sgola gente che
s’è fermata alla scuola superiore, non ha un lavoro decente
perché la base industriale americana s’è trasferita
all’estero o ha bloccato i salari reali
da anni. Il partito repubblicano dei neocon, spiega
E. J. Dionne del «Washington Post», s’è occupato di Wall Street, di Iraq, di aborto
ma per loro, gli elettori dimenticati delle periferie e delle campagne che guadagna meno
di 50.000 dollari l’anno, non ha attenzione dai tempi di Reagan 1980-1988.
Trump,
con la volgarità da nouveau
riche, la zazzera arancione
da filisteo, le bionde platinate 90-60-90, i palazzi cromati,
i casinò al neon, la retorica razzista, disgusta l’establishment, a destra e sinistra, ma attrae che, rimasto
fuori dalla globalizzazione, a breakfast mangia
uova e grits, semolino di mais del Sud,
non cappuccino e croissant, sognando un camioncino pick up fiammante non l’iPhone di turno.
Trump riportando in lizza questo soggetto sociale dimenticato, ha già vinto. Nel
’900 la base rurale e operaia
non ha mai nominato, da sola, un presidente repubblicano, per riuscirci - e smentire Silver, Boot e Kristol -
Trump deve ripetere l’exploit del leader laburista inglese di sinistra
Corbyn, portando alle urne migliaia
di voti nuovi
che i Big Data non intercettano. Difficile immaginare un Trump alla Casa Bianca, ma facile prevedere
che il suo
linguaggio sarà a lungo parlato nella
stagione paranoica che viviamo.