L’adulterio che affonda i leader Usa
Editoriali
18/11/2012
Angelo Benessia
Gli ingredienti ci sono tutti: l’eroico generale, la sua biografa-amante che invia e-mail minatorie a un’altra donna perché gli insidia l’amico. La minacciata che denuncia la persecuzione alla Cia, che a sua volta apre un’indagine. E così il generale Petraeus - che appunto è il capo della Cia -, è costretto a dimettersi.
Naturalmente, i commenti sui media sono stati diversi a seconda della sponda dell’Atlantico.
Prendiamo il coté giuridico, che da noi è stato ignorato. Invece, come riportava il NY Times di qualche giorno fa, Peter Nicols, docente alla Washington Law School, ha prontamente osservato come la parola «adulterio» derivi da «adulterare», per intendere l’inquinamento della «linea di sangue maritale», che può verificarsi quando «una donna sposata faccia sesso fuori dal matrimonio correndo il rischio – nota il professore – di avere un figlio da un altro uomo».
Altri ha notato che, seguendo questa impostazione da Antico Testamento, ancor oggi in Virginia, lo Stato dove risiede Petraeus, l’adulterio è considerato un reato, come in altri 22 Stati americani; talora si tratta di una «felony», ossia di un vero e proprio delitto, punibile con la reclusione.
In realtà non pare che negli Stati Uniti si vada in prigione per adulterio, ma il fatto che molti Stati lo mantengano come reato nei loro codici penali, fa capire che quella classificazione vale come una «guida morale», perché nessuno possa pensare che «l’adulterio è Ok».
Non a caso Petraeus nel suo comunicato ha detto: «Essendo sposato da più di 37 anni, ho dato prova di una ben misera capacità di giudizio entrando in una relazione extraconiugale», aggiungendo che «questo comportamento è inaccettabile sia come marito che come leader di un organismo come il nostro», ossia della Cia.
Da noi che Petreaus si sia reso colpevole di adulterio nessuno lo ha notato, e ve lo figurate un leader fedifrago che si scusa con la moglie? Senza contare che l’adulterio in Italia non è più un delitto, da quando la Corte costituzionale nel 1968 lo ha cancellato dal codice penale. Ribaltando così la sua precedente sentenza del 1961, che ne aveva invece affermato la costituzionalità, adducendo il «turbamento psichico che il pensiero della madre fra le braccia di un estraneo determina nei giovani figli», ai quali – evidentemente – quei giudici pensavano che l’eventuale alcova abusiva del padre non avrebbe fatto né caldo né freddo. E poi, così ragionavano allora, «che la moglie conceda i suoi amplessi ad un estraneo è apparso al legislatore offesa più grave che non quella derivante dalla isolata infedeltà del marito», anche per il «pericolo della introduzione nella famiglia di prole non appartenente al marito». Ma questa, fateci caso, è la prosa del Prof. Nicols, che l’altro giorno discettava sul Nyt a proposito del «risk of having another man’s child».
Sembra evidente, a questo punto, che la visione americana, in fatto di fedeltà coniugale, è alquanto diversa da quella oggi corrente dalle nostre parti, mentre – abbiamo appena visto – non è poi così lontana da quella dei nostri giudici costituzionali temporibus illis.
Ma questa diversità, che è soprattutto sul piano legale (pensiamo a una tragedia greca piena di avvocati…) non deve farci perdere la sostanza delle cose. Ossia che, a ben vedere, e al di là del disvalore sociale della sua condotta «da marito», resta il fatto che le dimissioni di Petraeus da capo della Cia sono state «benevolmente accettate» da Obama, non in ossequio a un codice morale, ma per la ben evidente ragione che il generale aveva messo a repentaglio quella sicurezza nazionale che gli era stata affidata.
In definitiva questo è il punto sul quale vi è divergenza dal nostro approccio: mentre da noi di regola non si guarda il «privato», lasciandolo se del caso alla competenza dei giudici, gli americani ritengono che un leader sposato e con responsabilità pubbliche, il quale abbia una relazione clandestina, sia poco affidabile. Non tanto perché reo di adulterio, quanto per via della perdita di accountability, ossia della attitudine a rispondere del proprio operato in ogni campo, godendo della totale fiducia di tutti i suoi interlocutori. A cominciare dalla moglie, nel caso Petraeus, per finire con il Presidente degli Stati Uniti.