La grande assente nel dibattito
Obama-Romney: l’Europa
23/10/2012
È stata citata una sola volta, di sfuggita, in un faccia a faccia che era dedicato interamente alla politica estera
MARCO BARDAZZI
Fate un test: prendete la trascrizione completa e ufficiale del dibattito della notte scorsa tra Barack Obama e Mitt Romney (sì, è già disponibile online su svariati siti americani) e provate a cercare la parola «Europa». La troverete una sola volta, in un passaggio in cui il presidente degli Stati Uniti spiega all’avversario repubblicano che le alleanze americane «non sono mai state più forti: in Asia, in Europa, in Africa, con Israele, dove abbiamo una collaborazione militare e d’intelligence senza precedenti». Fine dell’intrusione dell’Europa nell’unico, tra i tre dibattiti presidenziali, dedicato interamente alla politica estera.
Ci sono stati un paio di passaggi, a dire il vero, in cui è saltata fuori la parola «Grecia», in entrambi i casi utilizzata da Romney in senso negativo, per avvertire gli americani che Obama li sta portando «sulla strada che conduce alla Grecia». Niente invece su Germania, Francia, Bce, Unione Europea, euro. In sostanza, tutto ciò che è al centro della nostra attenzione quotidiana qui nella vecchia Europa, per i due candidati alla Casa Bianca e per il giornalista Bob Schieffer che li intervistava, non era tema da far entrare in un dibattito di politica estera. L’America è molto più interessata a parlare di Cina, Medio Oriente, Israele, Iran, Russia, Pakistan o America Latina.
Niente di nuovo sotto il sole, a dire il vero: non è che nelle ultime tre elezioni presidenziali l’Europa abbia avuto più spazio di adesso. Ma colpisce come lo sguardo dell’America sia sempre più rivolto verso il Pacifico, rispetto all’Atlantico. Di Europa si è parlato (quasi sempre in negativo) nei precedenti dibattiti, quando sono stati affrontati i temi economici. Ma quando si tratta di discutere dei grandi problemi mondiali, agli occhi di Washington tutto ciò che è europeo è, in questo momento, secondario.