Obama tra scienza e crisi
By Maurizio Molinari
10/3/2009 -
Con la decisione
di abolire i limiti al finanziamento
pubblico della
ricerca sulle cellule staminali Barack Obama si propone
di fare della scienza un motore della ripresa economica,
sottolinea di opporsi a limitazioni politiche della ricerca e conferma la sua fede religiosa
in «bene comune» che va oltre
qualsiasi dogma.
Il legame
fra scienza ed economia è descritto
dai volti di coloro che
circondavano il Presidente americano al momento della firma alla Casa Bianca dell’ordine esecutivo e del memorandum sull’integrità
scientifica: il biologo molecolare Peter Agre, Nobel per la chimica,
Patricia Bath, inventrice dell’uso
del laser per togliere la cataratta,
Robert Horowitz, biologo all’avanguardia
nella ricerca sul cervello, Janet Rowley, la genetista che individuò
nella traslocazione dei cromosomi la causa della leucemia,
e Harold Varmus, Nobel per la medicina.
Sono cinque nomi
nei quali l’America rispecchia quella «capacità di inventare ciò
che non possiamo immaginare» sulla
quale Obama scommette per trasformare la scienza in un vettore di investimenti,
ricchezza e posti di lavoro individuando
nella ricerca delle risposte alle malattie incurabili
la frontiera più avanzata del sapere umano. Proprio come fece John F. Kennedy quando scommise sulla
corsa alla Luna. Se la scelta fatta da
George W. Bush nell’agosto del 2001 di limitare il
finanziamento pubblico alle poche linee
di produzione di cellule staminali allora esistenti portò numerosi scienziati e ricercatori americani a trasferirsi velocemente in Gran Bretagna, ora l’inversione di rotta di
Obama viene salutata dal Times di Londra
con l’allarme su una «imminente fuga di cervelli
verso l’America», ben fotografando la stagione di serrata concorrenza
che si apre
fra i maggiori
laboratori delle due nazioni anglosassoni impegnati nella corsa ad allungare la vita umana.
Per un
Presidente assediato dalla recessione, dai mercati in picchiata e con ministri bersagliati da critiche degli economisti e satira dei talk show, giocare la carta della scienza
sul fronte della ripresa significa
guadagnare ossigeno e poter puntellare il rapporto con l’opinione pubblica.
È anche
a tal fine che Obama assegna al passo sulle staminali
un valore più ampio. «Promuovere la scienza non significa solo garantire le risorse ma anche proteggere la libertà di ricerca,
impedire alla politica di ostacolare
la ricerca», ha detto Obama
al fine di sottolineare il distacco
dalle scelte di un predecessore accusato di aver fatto prevalere le sue convinzioni, ideologiche e religiose sulla necessità di sviluppare
il sapere.
Il contrasto
fra pragmatismo e ideologia è il cavallo di battaglia
con il quale Obama ha vinto le elezioni ed a cui ora ricorre
per ribadire la necessità di lasciarsi alle
spalle la stagione dei conflitti viscerali
- fra destra e sinistra, progressisti e conservatori, laici e religiosi - ereditati dagli Anni 60 e che hanno tenuto
banco in America durante le
amministrazioni dei Bill
Clinton e George W. Bush, entrambi appartenenti alla generazione dei «baby-boomers».
Proprio per suggellare la fine di tali spaccature
ideologiche Obama giustifica
il passo
sulle staminali con il linguaggio del credente: «Poiché sono una persona religiosa credo che dobbiamo aver cura l’uno dell’altra e impegnarci per far venir meno le sofferenze umane, ci è stata
data la capacità di perseguire questa ricerca e dobbiamo farlo con responsabilità». La fede per Obama non è quella nei dogmi, a qualsiasi
Chiesa e fede appartengano, ma dell’impegno a perseguire il «bene comune», una
meta nella quale riconosce tanto l’insegnamento di Abramo Lincoln che non cercò la vendetta contro i soldati sudisti
sconfitti quanto il verbo di
Sant’Agostino che disse «prega come se tutto dipendesse da Dio, lavora
come se tutto dipendesse da te». Quest’idea
del «lavoro per il prossimo» costituisce
la base della fede di un Presidente che descrive gli
americani come «guardiani dei miei fratelli
e delle mie sorelle», è favorevole all’aborto ma ne condanna gli eccessi e punta
alla «sconfitta della povertà» richiamandosi al messaggio originale di Gesù.
Per quell’Europa
dove la ricerca delle staminali resta un tabù e la contrapposizione
laici-religiosi rimane congelata dall’ideologia il linguaggio e le politiche di Obama pongono una sfida
alla quale sarà difficile sfuggire, sul piano dei valori come del mercato.